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‹‹Uno dei dipinti più famosi di Pozzo, Cosmopoli, esposto nella mostra futurista alla Galleria Pesaro a Milano nel 1927, è un modo indubbio d’adesione al mito dell’arte meccanica, che segna le ricerche futuriste lungo buona parte degli ani Venti (Il Manifesto di Prampolini, Paladini e Pannaggi, del 1922): tuttavia subito vi si avverte un accento di fortissima provocazione immaginativa, quasi una vertigine in quell’immersione rotante in un orizzonte fra i più radicalmente ed esasperatamente “cittadini”, di massa ed alveare umano, proposti dalla pittura fra le due guerre. E sono caratteri che ritroviamo, con in più un’insinuazione di “malaise” psicologico in Charlot, che fu nella biennale Veneziana del 1930. ››
Enrico Crispolti, 1970
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