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‹‹A prima vista i grotteschi sembrano chiazze di inchiostro e di colore, accostate senza nesso, un capriccio grafico che segue un incontrollabile impulso dell’immaginazione, ma a ben scrutare ecco sorgere dall’intrico di linee, di segni e di macchie, figure, paesaggi, alberi, liane, foglie, animali […] Sia nei grotteschi che negli arabeschi e in tutte le sue creazioni è sempre stato fedele e aderente all’intonazione futurista, del secondo futurismo, che, come il primo, proclamava le “forze in libertà”. Ha interpretato personalmente i principi e le proposizioni di Marinetti e di Boccioni, “lontano-vicino” e “vissuto-sognato”, ma, lungi dal chiasso, del quale amavano circondarsi i suoi compagni di fede, ha lavorato e lavora in silenzio con l’animo di un clericus del quattrocento intento solo a fare dell’arte, pago di essere fedele a se stesso. ››
Adalberto Rossi, 1965 |